Pietro Menditto
- 12/01/2013 12:10:00
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Carissimi amici, vi ringrazio tutti per i bellissimi commenti. Preciso, inoltre, che la poesia è frutto di pura immaginazione, essendomi immedesimato nella situazione vissuta da un mio amico che mi fece leggere dei versi dedicati alla donna di cui era irrimediabilmente innamorato. Quei versi risentivano fortemente dellinfluenza dello stile di Pablo neruda, per cui ribattezzai scherzosamente il mio amico Pedro Blancuda attribuendogli il distico che è posto in limine alla mia poesia.
Vi abbraccio tutti.
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cristina bizzarri
- 11/01/2013 13:14:00
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Che splendida poesia damore completo, ulteriormente arricchito dal fatto che questamore non è (non ha potuto ) diventare liso, consunto, pieno di rancore, tenerezza, amore mancato, come (sempre) accade in un matrimonio. Ma anche questo è amore. E, anche quello, è amore. E così è la vita. Splendida, accattivante, innamorata poesia. Ciao Pietro, grande sincero poeta. :-)
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Domenico Morana
- 11/01/2013 11:59:00
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Pietro, poco prima di leggere la tua poesia finivo un capitoletto di “Passaggi” di Henri Michaux. Sono scoppiato a ridere. Diceva questo: “Scommetto che nell’anno Quattromila si potrà leggere la prosa di un giovanotto che scriverà, con tono di sufficienza e sicuro del fatto suo: «Avevo ventiquattro anni. Stavo sulla Terra e mi annoiavo mortalmente. Avevo perlustrato molte cose: avevo perlustrato non so quante volte anche il nostro pianeta, nei fine settimana. Ero stato pure sulla Luna, e mio fratello, più sportivo di me, su un satellite di Giove. Tutte cose sopravvalutate. Mi annoiavo terribilmente, quando incontrai . . .». E così, cammin facendo e sempre scrivendo, costui ci informa di aver incontrato una ragazza e, in preda alla meraviglia, inizia una lunga descrizione da cui, suo malgrado, viene fuori che si tratta di una fanciulla alquanto insignificante, uguale alle centinaia di migliaia che l’umanità ha sfornato in epoche minori, una di quelle che a Cartagine, ai tempi di Annibale, avrebbero messo in cucina a lavare le pignatte. E questo individuo, che ha il vantaggio di vivere in un’epoca portentosa, da noi tanto agognata, viene a scocciarci con la solita vecchia solfa che noialtri, morti da più di duemila anni, conoscevamo già a memoria. Per mascalzoni di questo genere ci vorrebbe fin d’ora un tribunale che li condanni. Ma come fare? Come? . . .” (Passaggi, trad. di Bona de Mandiargues e Ivos Margoni).
Certo, Pietro, né tu né io abbiamo più ventiquattro anni e l’anno 4000 non lo vedremo, e poi, poeti e non prosatori, potremmo essere scagionati per insufficienza di prove (rimanda sempre ad altro la poesia, se si vuol dire che piove non si scrive «piove». Per fare quello basta un impiegato. (Paul Valéry).
Ed ecco, sempre secondo quel cattivone di Valéry, a cosa sono consacrati gli scritti più importanti: «Tu non ami ciò che ami; «Tu ami ciò che non ami; «Tu non sei ciò che sei e reciprocamente.».
E la tua, Pietro, è una bellissima poesia (un po’ ruffiana, ma bella . . . Ma come fare? Come? . . .).
Ciao, un abbraccio affettuoso
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